iSurf as a form of pop art
Stamattina ho capito, guardando i video che seguono, cos’è iSurf.
Me lo chiedo in effetti da anni, come mi interrogo sulle mie motivazioni a perseguire questo sforzo monumentale di costruzione.
Cosa non è!
iSurf non è un brand.
iSurf non è un sito per appassionati di surf, windsurf, kitesurf e snowboard – i boardriding sports – a cui dovremo aggiungere per rimanere aggiornati sup, foil ma anche sci freeride, mtb, paracadutismo e sport d’aria.
iSurf non è la pagina di riferimento di un gruppo di aficionados romani del surf.
iSurf non è un blog.
iSurf non è la memoria e la storia del svrfvs romanvus.
iSurf – in effetti – non è un eShop di surfwear.
iSurf non ha nulla a che vedere con i 5 minuti di fama di Andy Wharol.
iSurf non è l’inseguimento spasmodico dei followers, dei like e delle views. Che sono più un punto di controllo per orientare i contenuti verso il pubblico.
Cosa significa per il proprio autore
iSurf è molto semplicemente un’opera d’arte molto multimediale e molto pop.
Con mille sfaccettature, ma una costruzione pluriennale che non ha alcun senso economico e può essere capita solo con la dedizione – sempre folle – di un artista.
L’anno scorso – come tutte le volte che torno a visitarlo – guardavo con meraviglia il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle.
E pensavo al tempo, ai soldi e alle energie e financo a diversi mariti 😂 che le ci sono voluti a costruirlo.
Non aveva alcun senso.
Ma i soldi, il tempo, i mariti e lei stessa non ci sono più.
Il Giardino rimane a meravigliare i visitatori di oggi e di domani.
Pensando al Colosseo, per sempre.
Beh una cosa è certa: iSurf mi sopravviverà .
iSurf ci sopravviverà .
Perché è anche più grande di ciascuno di noi.
Cosa sarà un domani
Vivrà nella nostra e vostra memoria, e poi magari in quella dei nostri e vostri figli. Un giorno magari lo passeranno dentro un documentario per 30 secondi di come i cinegiornali dell’istituto luce o magari all’inizio di un dvd bello come Riding Giants per far capire come vivevano i surfisti di un tempo, per raccontare il sense of community, prima dell’invenzione di chissà che cosa si serferanno nel futuro.
Ma noi saremo ancora li. Insieme a loro.
E loro ci riconosceranno di avergli tracciato la strada.
Come il gruppo di hippies che ha aperto il north shore di Oahu vivendo di radici nella giungla per anni, ai margini della società .
E questa storia del “bucket the system” alla lettera “fregare il sistema” diciamocela francamente. Ce l’abbiamo pure noi.
Almeno come ambizione.
Il nostro amore per questo sport – che urla attraverso queste pagine, queste foro e questi video – sarà sempre li.
E le nostre vite di cercatori di onde e vento, incomprensibili ai più, continueranno per sempre ad avere il loro profondo e filosofico significato.
Niki, come te capisco.
Enjoy your day.