4 Settembre 2004
Niente. Si sperava che entrasse un pò di
mare, e invece neanche l'ombra.
Il vento quello si, è entrato bene, con 28 nodi in laguna fino alle 3
del pomeriggio.
Quindi grande freestyle, per le condizioni esagerate di vento fatto con la tavola
wave.
Nel pomeriggio reef esterno con la barca alla caccia dell'onda, ma con la marea
sbagliata. Sono arrivato che rompevano tranquilli 3 metri, per poi calare praticamente
a zero non appena la marea è arrivata al massimo.
Essendoci la barca al seguito per le riprese, anche il vento ha pensato bene
di andare a zero (il famoso e arcinoto effetto telecamera) . . . per cui grande
pescata di cozze sul reef esterno.
Due note di colore. Una coppia di pesci volanti mi hanno tenuto compagnia sul
bordo a uscire.
Sono convinto che ci vengono a cercare, un pò come fanno i delfini, forse
perchè volando sull'acqua pure noi (effetto telecamera permettendo) ,
ci considerano dei loro fratelli maggiori un pò più chiatti. Peraltro,
in particolare quando si fa freestyle, anche il tuffo di reimmersione dopo il
"lungo" volo ce sta tutto.
A proposito. A da vedè come e quanto a lungo volano . . . impressionante
. . sembrano dei caccia militari a volo radente, si sparano dei traversi sul
vento, con delle virate da far invidia alle frecce tricolori, ma, sopratutto,
volano anche per una cinquantina di metri o più.
Sono molto meno rinco di quelli di Barbados, che ti volano nella vela, e dopo
aver dato una sonora zuccata nel mylar, rimangono 2-3 secondi esanimi sul deck
della tavola. No, questi so pesci volanti Mauriziani, abituati al vento forte
e alle onde grosse (beh, via, amgari non quest'anno . . . ) , quindi il dna
ce l'hanno più solido, e sono molto ma molto più smart.
Al reef esterno pensavo di aver visto una tartaruga in emersione . . poi la
roba marrone che stava apparentemente prendendo aria è sparita prima
che riuscissi a vederla bene.
In compenso uno squalotto grigio di un paio di metri mi ha fatto "compagnia"
sulle mie strambate al largo, e per un pò mi ha anche seguito. Se vede
che si è sparsa la voce anche sotto al reef che scrivo articoli sulle
creature marine, ed era a caccia di un pò di notorietà.
Dopo un bordo lungo di lasco, sono riuscito a togliermi l'inseguitore dalle
costole, e tornare a cercare l'onda sul picco . . . a onda ormai sparita come
già detto.
James, il mio pescatore di "appoggio" mauriziano per le spedizioni
sui reef esterni oggi ci raccontava che se proprio volete venire qui, scegliete
Novembre. Infatti a Novembre di squali se ne vedono in abbondanza, a volte anche
branchi di una cinquantina.
Sai che gioia? Serfare in mezzo a cinquanta squali??
Ma ve lo immaginate?
Tu e i tuoi amici sul reef e solo una misera 50ina di squali a tenervi compagnia.
Mi immagino la scena per prendere l'onda: "Mario, vai tu?" "Ma
no, Paolo, dai va tu, hai la precedenza" "No, Mario insisto, vai tu"
etc etc.
Avete mai visto far una partenza dall'acqua dopo una caduta ad un windserfista
in un posto dove si avvistano spesso squali?
Ve la descrivo io, per chi non avesse avuto il beneficio di questa esperienza.
Avete presente la definizione dell'istante, ovvero il lasso di tempo che passa
a Roma tra un semaforo che diventa verde sul lungotevere e quello dietro che
vi suona per ricordarvi che ve dovete muove? Ecco, quando cadete in presenza
di squali, è la stessa cosa.
La partenza dall'acqua è modello Gatto Silvestro. . . tornate in piedi
che sembra che non siate mai caduti.
In compenso, come già detto, l'affidabilità della vostra strambata
va a zero e più ci pensate, più finite ammollo.
In caso di calo di vento, il grande Vittorio
Marcelli, che qui è venuto a serfare con Bjorn alla foce di un fiume
nel 2000 (e si sa, i fiumi per gli squali sono latori di cibo, vedi
articolo) per rientrare in assenza di vento utilizza la tecnica gambe a
tenaglia. Ovvero si sdraia sulla tavola e pagaia con le due gambe messe a coda
di scorpione. Non male, no? Almeno le gambe ve le salvate. . sulle braccia invece
non ci metterei la mano sul fuoco . .
Sempre ieri James ci spiegava come prendere da fuori in barca la Grande Pass.
Anche lui sperimenta la difficoltà di cui parlavo ieri sull'identificare
il pass da fuori, solo che lui ha una barca e se si sbaglia non stronca una
pinna, ma affonda il suo mezzo di sussistenza. Quindi per centrare la Grande
Pass, quello che separa l'inside da Manawa au Morne, mette la prua esattamente
verso il vallone tra la montagna di Morne e quella vicina, più a est
(ben visibile, se guardate le riprese in acqua in laguna in RRD year 8).
Quasi quasi domani gli chiedo una dritta su come centrare il Pass di Oneye al
rientro.
Peccato solo che il Pass di Oneye, fa 10 metri di larghezza, e la Grande Pass
circa 500. . .