1 Settembre 2004

Questo è il report degli avrebbe dovuto.
Dopo un giorno di blocco per la schiena, per una diamine di cima di ancoraggio di una barca da pesca in laguna che ha fatto da trappola per windsurfista e relativa attrezzatura (mi ci sono incastrato in piena planata) e dopo aver dedicato quindi un giorno all'esplorazione dell'isola in pick-up, oggi doveva essere il giorno.
Abbiamo fissato un gozzo per farci portare al reef esterno, che cinge tutta l'isola a sud, e crea la bellissima laguna di Rodrigues
Comincia male, pioggia battente. Tra me e me penso, eccolo là, sarà gigantesco (A Mauritius quando piove in genere si esce di grosso), sono solo arriverò li e mi toccherà tornare indietro senza entrare.
E invece la giornata mette al meglio, e dopo un quarto d'ora al telefono con le autorità mauriziane, per farmi concedere un permesso last minute per mettere piede a Cocos Island, una piccola isoletta che bordeggia il reef, piena di uccelli marini bellissimi, partiamo con la barca di Curtis.
Dopo appena 2 ore di navigazione - l'isola è piccola, ma fatta con 15 cavalli diventa immensa - grazie al cielo col favore della corrente, arrivammo a Bout au Sable, il primo dei due pass maggiori del reef a sud di Rodrigues, praticamente ininterrotto, almeno li dove il vento entra side-off, ovvero nel profondo sudovest della laguna.
Tra me e me penso agli amici che avrebbero dovuto condividere quest'avventura, DrWind, Mr Arcari, e che poi per una ragione o per l'altra alla fine han tirato il pacco. Diamine, da solo in acqua . . Ieri sera Jerome, un local naturalizzato francese di origine mi ha parlato per ore delle condizioni impegnative di questo posto, dell'onda più veloce e più cattiva di Oneye (ma come èmai possibile, roba che a distanza di 5 anni dalla prima sortita io li esco ancora con il pannolone maxi fisso imbustato!!) del reef cattivo e tagliente, della mancanza di acqua, dell'assenza di veri pass, ma solo di "fausse pass", ovvero falsi passaggi nel reef, senza vera capienza d'acqua, delle condizioni maxi dell'onda (si tratta di un reef esterno e esposto alla piena potenza dell'indiano), degli squali grigi che presidiano la zone e dell'avvistamento di qualche tigre qua e la (meno male, perchè solo con i grigi, li squalotti da reef di soli due metri e mezzo, invece mi sentivo tranquillo non poco) e si è raccomandato, in caso di problemi, di far di tutto per rientrare in laguna, perchè Curtis, fuori, non mi avrebbe potuto venire a prendere.
Insomma, c'èproprio da star tranquilli per l'uscita di oggi!
Morale, arrivammo a Bout au Sable, ed effettivamente fuori rompono dei bei set sui 2-3 piedi hawaiani, che noi umani traduciamo in metri, un pò arruffati, ma con qualche bell'onda di qualità, anche se vista da un centinaio di metri pare però tutt'altra cosa rispetto a Oneye. Sarà forse l'assenza di vento ma queste si sbriciolano sul reef, un pò come le onde del Sudafrica, o, senza andare lontano, come quelle di casa nostra che si decompongono sulla sabbia. Oneye, nel momento in cui rompe, getta il labbro due metri oltre la faccia, chiude un bel tubo, e se vi ci trovate in mezzo, tra labbro e faccia, vi assicuro che non è una bella sensazione . . . è l'onda più potente che conosco.
In ogni caso il vento non basta. Tirem innanz e andiamo a vedere Pass Jimi, veramente un false pass, che sotto serie manda quindi l'onda, anche se è meno cattiva di quelle che si vedono fuori. La qualità non è gran che, per cui, misurati i 5-10 nodi sotto raffica, decidiamo di fare un giro all'isola Cocos (che fantasia, si chiamano tutte così . . . personalmente ne conosco già due, una ai Caraibi e una ignorantissima per condizioni a metà strada tra qui e l'Indonesia).
E' semplicemente stupenda . . di forma allungata, a 200 metri dal reef, forse 2 km di lunghezza per 100 metri di larghezza, è un parco naturale per gli uccelli marini, che al passaggio della nostra barca ci vengono a salutare, anche perchè la scia della barca disturba o inebria i banchi di pesce, che si mettono a saltare fuori dall'acqua, anche quelli di taglia grande, per la felicità delle diverse specie di martin pescatori che ci sono in giro.
Sull'isola c'è fisso un presidio del governo, quello per cui bisognava chiedere il permesso, e la guardia appena ci vede vicino al moletto degli attracchi ci si lancia letteralmente incontro . . . dev'essere dura chiacchierare tutto il tempo con gli uccelli . . ma noi diamo una rapida occhiata, sentiamo due o tre raffiche promettenti, e torniamo sparati verso Bout au Sable.
A questo punto il "Bout au Sable" con la marea che va abbassando, si sta scoprendo. Sembra che questo banco di sabbia in laguna a marea bassa formi un'isola, dove lo sfigato windsurfista che viene da queste parti si può far allegramente depositare e montare il rig. A fianco c'è il pass, con 5 nodi di corrente a uscire (ergo se plana praticamente anche senza vento o senza vela, ma solo a uscire!) e di fronte, sopravvento, il reef fa una curva a rientrare, una bella chicane, creando un'ansa. Vi immaginate? Una specie di Focene dell'Indiano (e qui l'onore va tutto all'indiano di essere paragonato a Focene, ovviamente), con l'onda costretta a girare intorno al reef e a entrare in "baia". Si rassetta perfetta per la sera e per essere percossa a colpi di aerial!
Oggi non è gran che, il vento è troppo off, e il posto lavora meglio con il Sud, il vento che in Indiano (ma anche da noi!) precede l'arrivo delle perturbazioni e che è accompagnato dalle condizioni di onda più cattive . . ergo . . no problem, o no?
Mi faccio lasciare sul "Bout au Sable" che però ancora fa 20 cm d'acqua e mi metto a montare. Ovviamente montato il rig in barca mi accorgo che il pulsante della prolunga in carbonio si è incastrato (se vi interessasse è Fiberspar, ma di sera scoprirò che si è incastrata solo per la sabbietta di Morne non sciacquata), per cui tutto da rifare, ma in acqua e con una corrente tale che è difficile anche rimanere fermi sul posto.
Finalmente riggo, più per lo stunt e per fare due belle foto che per altro . . il vento si attiene ancora i 10 nodi, ogni tanto manda una raffica per fartici credere, poi ritorna alla velocità "presa per i fondelli".
Faccio due bordi, mi spingo prima in laguna, e in quei 50 metri mi è passato sotto di tutto, ma esclusivamente roba roba grossa per poterla vederla io da sopra, e poi vado fuori sul reef, a vedere ste ondine . . . ma con la corrente non si riesce neanche a stare in piedi.
Torno alla barca e penso al corollario dei photo shooting, quello relativo ai nuovi spot che recita "la prima volta non ci sarà mai vento" e penso che al mio primo e unico giro a Reunion ho trovato Ravine Blanche che mandava 6 piedi (si . . traducendo in focenese, so 6 metrazzi puliti) e zero vento . . con tanto di assistenza al recupero di un local che rischiava di lasciare le corna sugli scogli di lava che "proteggono" la spiaggia da un atterragio meno problematico . .
Morale si smonta e si torna indietro. E' quasi sera, fa freddo e ci aspettano 3 ore di navigazione (a sto giro siamo contro corrente) per tornare al Mourouk.
Domani si torna a Mauritius . . devo ancora entrare a Oneye quest'anno, e non posso non santificare la vacanza.

Mentre io prendevo la cippa a Rodrigues, il mio team member Enrico er Pelato, guardate un pò che combianava nello spot de casa, Manawa e Inside. . .

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Non me fate ripete anche in Italiano, se copiate st'articolo on e off line senza permesso, ve stacco le recchie. . . Photos of Mauritius by Monica Merafina, moglie di Paolo D'Ammassa. Rodirgues by Team iSurf